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Viavai Giugno 2010

Due alberi e la casualità di un incontro ovvero la conduzione della cerimonia per la messa a dimora di un albero di olivo in sua memoria in Piazza Almagià avvenuta Sabato 21 Maggio alle ore 17.00 in occasione della manifestazione “Insieme per il Parco” mi hanno portato a conoscere la vita e la personalità di Ruggero Carra,  scomparso quattro anni fa all’età di 94 anni,  figura emblematica e carismatica, del Quartiere di Torpignattara e ricordato ancora oggi da molti.Gli alberi sono l’olivo: un albero che in condizioni avverse si può seccare e morire nella parte aerea, apicale ma poi rinasce con i suoi polloni nella parte basale ed è per questo che viene considerato un  albero eterno; e l’Acer negundo un albero americano dalla bellissima fioritura colorata a grappoli (uno dei primi alberi a fiorire in inverno). L’olivo quindi,  albero eterno così come lo è la memoria delle persone che si dedicano agli altri, prive di egoismo ed ambizioni personali animate dalla pratica amorevole dell’Agapé, l’amore puro, incondizionato, ovvero dare senza aspettarsi nulla in cambio. L’Acer negundo invece  era l’albero che viveva sulla Casilina accanto alla finestra di Ruggero Carra (un albero che si ammalò e mori qualche mese dopo la scomparso del suo mentore) che spoglio di foglie nel periodo invernale gli stimolò questi versi : “ Io non so quale sia la ragione, ma il ramo non giunge più al mio balcone, quanta tristezza, quanta delusione, per me che avevo una gran voglia d’accarezzare una tenera foglia.”   Versi con il quale  si conclude il capitolo che Francesco Sirleto gli ha dedicato nel suo libro . “La Storia e le Memorie” Edizioni Viavai del 2002 .Ed è all’ immagine di Ruggero Carra contenuta nello stesso volume , quella in bianco e nero di un uomo con la camicia bianca e dalla sguardo calmo e pacato con in lontananza le foglie sfocate di un albero (forse una delle Catalpa bignonioides che ornano con le loro grandi foglie quel tratto della Casilina) che mi rifaccio  (non avendo conosciuto Ruggero Carra personalmente) per ricordare alcuni tratti della sua biografia. Nato il 17 Luglio del 1911 a Torpignattara e figlio del Commendatore Giuseppe Carra, chiamato in famiglia Beppe, un “valligiano” proveniente dalla Valtellina , Ruggero Carra ha abitato al numero 453 della Via Casilina (dove ancora c’è un portone con la scritta G.Carra) fino ad alcuni giorni prima della sua scomparsa avvenuta nel giorno del Natale di Roma : il 21 Aprile del 2006. Dalla personalità estroversa e indipendente, “attento agli altri”,  è sempre stato animato da una fiducia nella vita e nel pensiero positivo. “Tutto arriva per chi sa attendere” questa era la sua frase preferita, una chiave per entrare ed interpretare un mondo che secondo la sua visione era fatto di amicizia, relazioni e rispetto per i valori della famiglia. Un mondo fatto anche di sincerità e lealtà dove una stretta di mano valeva più di uno scritto o di un atto legale. Ed è in questo contesto e questa sua visione laica e liberale ( tra le sue numerose e qualificate amicizie  c’era quella con l’ex Ministro delle Finanze Ezio Vanoni, anche lui valligiano, Medaglia d’Oro al Valore civile e morto d’infarto sul divano dello statista Cesare Merzagora) che si associavano le sue due passioni : la musica  e la poesia. Diplomato al Conservatorio in flauto traverso, (così come suo fratello minore Giacomo diplomato invece in violino e scomparso negli anni ottanta) amico di Arturo Benedetto Michelangeli  per le vicende della guerra deve interrompere la sua carriera musicale per occuparsi della gestione del bar di famiglia (quello ora ad angolo con via della Maranella). Grande lettore di Dante, Petrarca, Parini e Foscolo del quale conosce intere quartine a memoria che (e questo lo rendono famoso nel quartiere) talvolta (ed in occasioni speciali) usa declamare ad alta voce in particolare quelle della Divina Commedia. Ad accompagnarlo nella sua vita energica e ricca di ricompense morali sono stati sua moglie Assunta Piovesan coetanea e sposata nel 1940 nella Chiesa di San Marcellino, casalinga, donna pia e devota,  scomparsa nel 2004 e i suoi tre figli Giuseppe (stesso nome del nonno) Elena e Fiorella. Molti ancora lo ricordano alla guida della sua Alfasud colore giallo  con il quale usava spostarsi e che condusse fino agli ultimi mesi della sua vita. Una vita esemplare quindi quella di Ruggero Carra : un musicista e un poeta sensibile, sempre pronto per aiutare gli altri, che tornerà a vivere nella memoria storica degli abitanti del VI Municipio grazie all’energia sempreverde dell’olivo di Piazza Almagià.

Antimo Palumbo

 

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