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Viavai Ottobre 2007
Domanda : si può uccidere due volte lo stesso albero? Risposta : si, si può. Ed è quello che sta succedendo in Via De Dominicis nel quartiere di Casalbertone. Un pioppo bianco, grande ed antico e (una volta ) dal portamento maestoso ed elegante (il “testimone oculare” degli scontri notturni di qualche mese fa) subisce Sabato 25 Febbraio 2006 un tentativo di “capitozzatura” non autorizzata da parte di giardinieri privati . L’albero dava fastidio e andava “ridotto” o ancora meglio eliminato. Casualmente riusciamo, insieme ad un consigliere del Municipio presente, ad impedire che questo avvenga. Vedi il mio articolo su Viavai di Aprile 2006 “Pioppo bianco, non avrò il tuo scalpo”. A distanza di un anno e mezzo nessuno si è mai più occupato dell’albero che ora si trova in condizioni pietose (cioè come dice la parola che destano pietà in chi lo guarda) : fuori del suo baricentro (e a rischio di caduta) e abbandonato a se stesso . Un segno dell’incuria e dell’abbandono che colpisce da diverso tempo il quartiere. Migliaia sono le persone che ci passano sotto ogni giorno e nessuno sembra occuparsene, nessuno “alza il mento” verso la sua chioma oramai indecorosa. E’ un essere vivente : ferito da “certi uomini” e poi abbandonato da altri. Destino veramente crudele. Per stimolare un’attenzione nei suoi confronti mi son permesso di reinterpretare una poesia di Giovanni Pascoli dedicata proprio ad un pioppo bianco , una famosa poesia intitolata : “I gattici” . Che lo spirito di Pascoli e soprattutto i lettori di Viavai mi perdonino per questa mia intrusione nella Letteratura Italiana. Speriamo che serva a stimolare un intervento immediato di “dendrochirurgia estetica” da parte di coloro ( gli amministratori) che stanno lavorando per la riqualificazione del quartiere e che per ora sono oberati ad occuparsi di “altri conti”. Conti sicuramente più importanti di un “vecchio e sporco” pioppo bianco “del cavolo”.
I Gattici (Giovanni Pascoli)
E vi rivedo , o gattici d’argento,
brulli in questa giornata sementina:
e pigra ancor la nebbia mattutina
sfuma dorata intorno ogni sermento.
Già vi schiudea le gemme questo vento
che queste foglie gialle ora mulina;
ed io che al tempo allor gridai, Cammina,
ora gocciare il pianto in cor mi sento.
Ora le nevi inerti sopra i monti,
e le squallide pioggie, e lo stridore
del rovaio che a notte urge le porte,
e i brevi dì che paiono tramonti
infiniti, e lo stormo ultimo, il fiore
ultimo: l’aureo fiore della morte.
Il pioppo ucciso due volte
E vi rivedo, foglie secche d’argento
brulle in questa giornata settembrina
e pigra ancor la gente stamattina
rapida corre tra lo smog e il cemento.
Chiusa in pensieri nessun’alza il mento
su queste foglie gialle da rovina
ed io che al tempo allor gridai, Assassina
ora gocciare il pianto in cor mi sento.
I politici inerti fanno i conti
e le squallide bocche, e lo stridore
del quartiere che a notte perde la sorte
e i brevi di che paiono tramonti
infiniti, e il pioppo ultimo, muore
ultimo pioppo, ucciso due volte.
Antimo Palumbo